Il diletto privo di fretta nello spirito delle cose (Nicola) (2023)
wallpaper and digital printing on aluminium
180 x 170 cm e 140 x 79 cm
wallpaper and digital printing on aluminium
180 x 170 cm e 140 x 79 cm
Quest'opera nasce da un’ immaginario ibrido, al confine tra figurazione e astrazione, all’interno del quale non c’è possibilità per una comprensione oggettiva, univoca. Il processo creativo dell’artista si distingue attraverso il sistematico riutilizzo di immagini già esistenti, prassi metodologica, e la conseguente disposizione razionale e simultaneamente caotica di questi elementi
ricontestualizzati, prassi estetica. Con le opere di Mondini i registri iconici si intersecano; scalfita la superficie, le forme vengono decostruite e ricontestualizzate ottenendo così un universo formale coerente che favorisce lo scambio e il dialogo polisensoriale. Superato il dualismo ontologico tra oggetto e immagine, è chiaro come il bacino a cui l’artista attinge sia la società in cui viviamo; la realtà abitata da ciascuno di noi diventa, in questo caso, il suo archivio, la sua fonte di necessità emotive e la sintesi di un senso di perdita della centralità, che inevitabilmente porta a derive ma anche a nuove formalizzazioni. Il rapporto con le immagini preesistenti, infatti, è tutt’altro che passivo, Mondini se ne impossessa attraverso una sorta di movimento iconoclasta, un continuo processo di distruzione e ricostruzione. Nato in risposta alla sempre più ossessiva e bulimica proliferazione di immagini, il lavoro di Mondini offre una doppia percezione del digitale, punto di partenza costante per la sua produzione artistica: una analitica, attenta e in stretta relazione con gli aspetti più tecnologici e legati al medium, ed una, al contrario, sintetica, ovvero legata alle immagini mentali che risultano nella nostra percezione dell’opera.
Davide Silvioli
ricontestualizzati, prassi estetica. Con le opere di Mondini i registri iconici si intersecano; scalfita la superficie, le forme vengono decostruite e ricontestualizzate ottenendo così un universo formale coerente che favorisce lo scambio e il dialogo polisensoriale. Superato il dualismo ontologico tra oggetto e immagine, è chiaro come il bacino a cui l’artista attinge sia la società in cui viviamo; la realtà abitata da ciascuno di noi diventa, in questo caso, il suo archivio, la sua fonte di necessità emotive e la sintesi di un senso di perdita della centralità, che inevitabilmente porta a derive ma anche a nuove formalizzazioni. Il rapporto con le immagini preesistenti, infatti, è tutt’altro che passivo, Mondini se ne impossessa attraverso una sorta di movimento iconoclasta, un continuo processo di distruzione e ricostruzione. Nato in risposta alla sempre più ossessiva e bulimica proliferazione di immagini, il lavoro di Mondini offre una doppia percezione del digitale, punto di partenza costante per la sua produzione artistica: una analitica, attenta e in stretta relazione con gli aspetti più tecnologici e legati al medium, ed una, al contrario, sintetica, ovvero legata alle immagini mentali che risultano nella nostra percezione dell’opera.
Davide Silvioli
This work arises from a hybrid imaginary, on the border between figuration and abstraction, within which there is no possibility for an objective, univocal understanding. The artist's creative process is distinguished through the systematic reuse of already existing images, methodological practice, and the consequent rational and simultaneously chaotic arrangement of these elements
recontextualized, aesthetic praxis. With Mondini's works the iconic registers intersect; once the surface has been scratched, the forms are deconstructed and recontextualized, thus obtaining a coherent formal universe that encourages exchange and multi-sensorial dialogue. Once the ontological dualism between object and image has been overcome, it is clear that the basin from which the artist draws is the society in which we live; the reality inhabited by each of us becomes, in this case, his archive, his source of emotional needs and the synthesis of a sense of loss of centrality, which inevitably leads to drifts but also to new formalizations. The relationship with pre-existing images, in fact, is anything but passive, Mondini takes possession of them through a sort of iconoclastic movement, a continuous process of destruction and reconstruction. Born in response to the increasingly obsessive and bulimic proliferation of images, Mondini's work offers a double perception of the digital, a constant starting point for his artistic production: an analytical, attentive and in close relationship with the more technological and medium, and one, on the contrary, synthetic, or linked to the mental images that result in our perception of the work.
Davide Silvioli
recontextualized, aesthetic praxis. With Mondini's works the iconic registers intersect; once the surface has been scratched, the forms are deconstructed and recontextualized, thus obtaining a coherent formal universe that encourages exchange and multi-sensorial dialogue. Once the ontological dualism between object and image has been overcome, it is clear that the basin from which the artist draws is the society in which we live; the reality inhabited by each of us becomes, in this case, his archive, his source of emotional needs and the synthesis of a sense of loss of centrality, which inevitably leads to drifts but also to new formalizations. The relationship with pre-existing images, in fact, is anything but passive, Mondini takes possession of them through a sort of iconoclastic movement, a continuous process of destruction and reconstruction. Born in response to the increasingly obsessive and bulimic proliferation of images, Mondini's work offers a double perception of the digital, a constant starting point for his artistic production: an analytical, attentive and in close relationship with the more technological and medium, and one, on the contrary, synthetic, or linked to the mental images that result in our perception of the work.
Davide Silvioli